L'esperienza è fondamentale nel mondo del lavoro perché, ovviamente, chi ha più esperienza è anche più brillante, competente e capace.
Siamo davvero sicuri che l'equazione esperienza = competenza sia sempre valida, come se fosse sacra e inviolabile? Mettiamo in discussione il feticcio dell'esperienza nel mondo del lavoro.
La professoressa e l'imprenditore
Una sera sono andata a cena fuori. Nel mio stesso tavolo c'erano una professoressa di educazione fisica delle scuole superiori e un imprenditore abbastanza noto. L'imprenditore raccontava come fosse contento che un un ragazzo di 24 anni lavorasse per la sua azienda, poiché nei fatti si era sempre dimostrato bravo a gestire situazioni complesse.
La professoressa era decisamente incredula di fronte a questa affermazione, così ha chiesto all'imprenditore "Perché affidi dei compiti così importanti a un ragazzo così giovane senza esperienza?".
La risposta dell'imprenditore ha zittito tutti. Per farla breve, ha detto: "Chi dubita dei miei collaboratori dubita anche del mio giudizio. Chi dubita del mio giudizio non può essere né un mio cliente né un mio collaboratore".
La professoressa si è scusata. A me è venuta in mente l'idea di scrivere questo articolo.
Giovane, quindi non capace
Dall'episodio che ti ho appena raccontato possiamo cogliere un paio di aspetti interessanti:
Si palesa la credenza che chi è giovane è altrettanto inesperto, quindi incapace di ricoprire ruoli con elevata responsabilità. Il messaggio della professoressa era chiarissimo e non lasciava spazio a equivoci, tant'è che l'imprenditore ha controbattuto con un tono di voce quasi scocciato. Era in corso un vero e proprio scontro tra credenze.
Si nota la convinzione sociale per cui i giovani vengono considerati come una voragine di inesperienza da colmare, e non un potenziale inespresso da scoprire.
Lo so, lo so. Se stai pensando che l'esperienza è fondamentale nel lavoro, sappi che non sto dicendo che questa è un'idea completamente sbagliata. Riconosco che con il passare del tempo una persona ha più possibilità di sperimentare e, quindi, di imparare. Non a caso, esiste un metodo didattico che si chiama learning by doing, dove si impara facendo.
Non sto neanche dicendo che l'esperienza sia inutile. Mi riferisco in particolare a quelle professioni in cui la manualità e le altre competenze si acquisiscono saldamente nel corso del tempo.
Il messaggio che voglio far passare è che non è corretto accollare etichette prestabilite a qualsiasi giovane per il solo fatto che sia anagraficamente giovane. Il perché di questa mia affermazione te lo spiego nel prossimo paragrafo.
Gli anni non contano
Marco, un adulto di 40 anni, lavora da dieci anni come venditore con risultati eccezionali. Anche Giulia, una giovane di 24 anni anni, lavora da tre anni come venditrice ottenendo risultati eccezionali.
Chi dei due ha più esperienza?
Così, di primo acchito, verrebbe da pensare che Marco sia più esperto di Giulia perché lui ha il triplo di esperienza in più alle spalle.
Ti do altre informazioni. Marco gestisce due clienti al mese (24 in un anno), mentre Giulia dieci al mese (120 in un anno). I clienti di entrambi richiedono un livello di competenze simili.
Adesso che sai questo dettaglio, secondo te, chi ha più esperienza?
Marco, ovvio, perché lavora nel campo da 10 anni.
E invece no, è Giulia ad avere più esperienza! Finora ha lavorato con 360 clienti in totale, contro i 240 di Marco.
Ti ho fatto questo esempio per farti capire come il numero di anni di esperienza sia, in realtà, privo di valore. È vero, dieci anni di vita passati a fare lo stesso lavoro sono tanti, da un punto di vista prettamente quantitativo. Ma in quel periodo di tempo, qual è la stata la mole di lavoro? Quali sfide ha affrontato la persona? Quali risultati ha ottenuto?
È la qualità dell'esperienza a determinare la professionalità di una persona.
Rispondi così al prossimo colloquio di lavoro e vedrai che lascerai i recruiter a bocca aperta.
Riflessione finale
In questo articolo ho voluto mettere in discussione il feticcio dell'esperienza nel mondo del lavoro. Dico feticcio perché molte persone, come la professoressa al tavolo con me, pensano che chi è giovane abbia poco esperienza e che, quindi, sia incapace.
Abbiamo visto, però, come questa concezione dell'esperienza sia piuttosto viziata. Il numero di anni di esperienza non conta niente in sé per sé, a meno che non venga descritto in modo qualitativo e dettagliato: l'intensità con cui si è svolto un incarico, la complessità dei casi affrontati, i risultati ottenuti e il livello di competenze richieste sanno dare la giusta sfumatura di significato agli anni di esperienza.
Per concludere, ti lascio alcune domande su cui riflettere. Non ci sono risposte giuste o sbagliate: il mio obiettivo è portare la tua consapevolezza verso il tema dell'esperienza nel mondo del lavoro.
1. Secondo te, quali caratteristiche dovrebbe avere un* professionista per
essere definito tale?
Esplora il significato che attribuisci alle parola "professionista" e affini.
2. È presente l'esperienza tra queste caratteristiche?
Prova a capire se l'esperienza influenza la tua definizione.
3. Se sì, quanto e come è rilevante nella tua definizione di professionalità?
Scopri se giudichi la professionalità sulla base dell'esperienza quantitativa o
qualitativa.
Infine, sarei molto felice se tu condividessi i tuoi pensieri con me. Inviameli con un messaggio privato su Instagram (@albertivalentina__), Facebook (Valentina Alberti) o qui sul blog.
A presto e buona riflessione!
NOTE
Se non sai cos'è un feticcio, puoi leggere la definizione qui: https://www.treccani.it/enciclopedia/feticcio/
Se ti interessa la metodologia del learning by doing, questo articolo è un'ottima introduzione: https://www.unicusano.it/blog/didattica/master/learning-by-doing/
Per scoprire le competenze più richieste nel mondo del lavoro (quelle che fanno un vero professionista secondo le aziende e HR), clicca qui: https://factorial.it/blog/competenze-lavorative-reclutamento/
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